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Svezzamento: le 5 regole d’oro

Ricordo ancora lo svezzamento del mio primogenito con terrore.  Per iniziare mi era stata consigliata una pappa dolce a base di frutta con, tra gli altri ingredienti, il miele.

Scoprii più avanti che il miele non va assolutamente dato prima dei 12 mesi a causa del rischio del botulismo infantile. In ogni caso Giacomo manifestò immediatamente una reazione allergica a quella prima pappa e così dovetti sospendere e ricominciare da capo. Seguendo questa volta indicazioni diverse.

Da allora sono passati 7 anni e tre svezzamenti, di cui uno ancora in corso.

Lo svezzamento (o divezzamento o meglio ancora alimentazione complementare) è un momento delicato della crescita. Infatti, il lattante passa da un’alimentazione “dipendente” ad una “indipendente”. Il legame madre e figlio, quindi, va incontro a un cambiamento che coinvolge non solo l’aspetto nutrizionale, ma anche quello emotivo e relazionale. In questo contesto, anche l’acquisizione di nuove abitudini di fronte alle esperienze olfattive e gustative rappresenta una tappa importante per il bambino.

Per me ogni svezzamento è stata una scoperta, perché ogni bambino affronta questo cambiamento a modo suo. Tuttavia, ci sono alcune regole di base– confermate anche dal team di esperti che fanno capo al progetto “Nutripedia – informaTI per crescere” – sempre valide:

 

1. Non iniziate prima dei 4 mesi compiuti e non ritardate dopo i 6 mesi.  Se allattate al seno le guide dell’OMS suggeriscono di iniziare ai 6 mesi. Dopo i 6 mesi il latte materno, da solo, non sarà più sufficiente a garantire il corretto apporto di nutrienti, che andranno quindi integrati con altri alimenti. Naturalmente continuate comunque ad allattare il più a lungo possibile.

 

2. Osservate se il vostro bambino è pronto. Premesso che le guide dell’OMS fissano delle tempistiche per l’inizio dell’alimentazione complementare, è pur vero che il timing corretto per l’introduzione dei primi cibi diversi dal latte dipende da numerose variabili individuali. Tra queste, in particolare, occorre valutare le specifiche esigenze nutrizionali, lo sviluppo (es. le abilità del piccolo a stare seduto e poter deglutire) e il contesto socioculturale.
La scelta del momento in cui iniziare l’alimentazione complementare dipende anche dal suo interesse verso alimenti differenti dal latte.

 

3. Non salate e non dolcificate le pappe.Il sale aggiunto va escluso dalla dieta del bambino almeno fino al primo anno di vita e anche successivamente il suo utilizzo va moderato, perché particolarmente dannoso in quanto favorisce l’infiammazione e possibile sviluppo di problematiche a carico del sistema circolatorio E’ inoltre importante educare il gusto dei più piccoli e non abituarli a cibi troppo salati poiché tale preferenza è poi difficile da eliminare. Anche lo zucchero aggiunto andrebbe evitato nel primo anno di vita (e in realtà anche dopo!).  Infatti l’abuso di zuccheri aumenta il rischio di carie dentarie, nonché può essere causa nel tempo di obesità e diabete.
Occorre anche prestare attenzione al miele: se somministrato prima dell’anno compiuto, infatti, può causare il “botulismo infantile”, malattia infettiva rara ma pericolosa causata dal batterio ‘Clostridium botulinum’.

 

4. Non forzatelo a mangiare.Per rendere piacevole il momento della pappa, sarebbe bene armarsi di pazienza e rispettare i tempi del bambino per il quale il cibo rappresenta un’esplorazione sensoriale più che un obbligo. Ecco perché non dobbiamo distrarlo con giochi e nemmeno infilargli il cucchiaino in bocca “a tradimento”. Almeno all’inizio, rassegniamoci al fatto che più della metà di quello che abbiamo preparato finirà per terra, sui nostri capelli e persino sulle tende.

 

5. Non mollate. Una volta che avete iniziato andate avanti anche se è un insuccesso.Questo suggerimento ve lo do con il cuore: ogni svezzamento con i miei figli è stato tutt’altro che facile. Ho imparato però che è importante essere costanti e continuare a proporre al bambino ogni giorno un cucchiaino di qualcosa, magari alternando i sapori. Senza innervosirci o demoralizzarci perché prima o poi mangerà: diamo tempo a lui e a noi.

 

Giulia Telli
http://www.mammachelibro.com