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Neofobia: il rifiuto dei cibi nei più piccoli

E’ responsabilità del genitore scegliere cosa offrire da mangiare al proprio piccolo ma sarà il bambino, da solo, che deciderà se e quanto mangiare del cibo offerto. Se è il genitore a decidere, si perde infatti l’opportunità di stimolare l’appetito e la capacità di autoregolarsi del bambino.

Per questo motivo i genitori dovrebbero conoscere i principi di una sana alimentazione e proporre già dalle prime pappe e durante i primi anni di vita un’ampia varietà di alimenti. Sarà l’esposizione precoce e ripetuta a una varietà di sapori, profumi e consistenze a facilitare la familiarizzazione con gusti nuovi e limitare lo sviluppo di neofobie. Con neofobia si intendono quei comportamenti di rifiuto o selettività verso alcuni alimenti, magari anche già noti ma non più graditi, che il bambino sviluppa verso i due, tre anni e più tardi in adolescenza.

Se il bambino rifiuta il cibo che gli viene offerto e gira la testa altrove, il genitore non deve preoccuparsi o mostrarsi contrariato, né tantomeno forzare il piccolo a mangiare o preparargli una alternativa cucinando altri cibi. Forzare il bambino a mangiare può determinare l’effetto opposto; armarsi di pazienza è la carta vincente. Il piccolo impara velocemente che il rifiuto del cibo richiama su di lui maggiori attenzioni, per questo chi lo accudisce al momento del pasto deve mantenersi rilassato, cercare di andare oltre al comportamento in sé e non farsi coinvolgere in situazioni di tensione.

Il processo di scoperta richiede dei tempi diversi per ogni bambino, un alimento rifiutato deve essere riproposto in un altro giorno, magari cucinato in modo diverso e ripresentato anche per 10 – 20 volte prima che venga accettato, in ogni caso non deve essere mai  eliminato dal menù della famiglia.

Il rifiuto del cibo, nei primi anni di vita, può essere la spia di un periodo di sperimentazione, durante il quale il bambino sta imparando a conquistare la propria individualità anche attraverso i sensi: lasciamogli la libertà di scegliere la porzione che preferisce senza insistere  perché mangi ancora e finisca tutto. Forzare, punire, premiare, pregare sono scelte che non funzionano di fronte a un bambino che si rifiuta di mangiare.